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d’una donna che v’innamora colla sua voce e colle grazie del suo spirito, vedetela al lume del giorno, bella di quella bellezza che rimescolerebbe il sangue nelle vene ad un romito della Tebaide, superate il gran punto della prima dichiarazione, restate là, senza risposta, dubbioso, trepidante, tra cielo e terra, colle mani legate, sospeso ad uno de’ suoi capricci donneschi, che sono tra tutti i più squisitamente crudeli, e poi dite se, precipitando a un tratto da quell’altezza nel baratro ignoto, non c’è da aver l'oppressura.

Fuggivo, dunque, tra vergognoso e sdegnato, epperò colla mente in uno scompiglio da non dirsi a parole. Mi sapeva mill’anni d’esser fuori di là e di poter respirare un’aria più libera. Avrei trovato quell’altro; tanto meglio! Con lui ridiventavo uomo; mentre là, sotto gli occhi di lei, mi sentivo bambino.

Spendo un tempo soverchio a descrivere