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in atto di amicizia la mia, tirai la valigia rasente l’assito, perchè non avesse a scontrarle la veste, e mi calai giù dall’ammezzato senza toccar la predella col piede.

Il cuore mi batteva concitato nel petto; mi rombavano gli orecchi e mi reggevano a stento le gambe. Effetto del sangue riscaldato, diranno i medici da dozzina. Comunque fosse, a me pareva insormontabile angoscia il trovarmi ancora in quel luogo, sotto gli occhi di quella donna. Avrei voluto essere altrove, anzi addirittura non essere. L’ali al dorso, il cavallo incantato di Ruggero, il mantello invisibile della leggenda, non mi sarebbero bastati; essi per fermo non mi avrebbero sottratto alla coscienza di me stesso. Tutto ciò parrà forse soverchio per un riscaldo di cervello, o di cuore: ma pensate alla stranezza del caso; mettetevi nei miei panni; vegliate una notte intiera al fianco