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I.
Già troppo si è detto che le ferrovie hanno spogliato i viaggi d’ogni loro bellezza, e sarebbe tempo oramai di confessare che n’hanno tolto in quella vece di mezzo la stucchevole uniformità.
Dite, di grazia: il carrozzone inzaccherato tutto odore di morchia, di cuoio e di grasso stantìo: la solita fermata all’insegna del Cannon d’Oro, o dei Tre Re; il brodo rifreddo colle sue scandelle a fior d’acqua; la gallina riscaldata, scompaginata e nerastra nel piatto; le mosche a sciami sulla tova-