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sul petto, e chiusi gli occhi, aspettando. Se avessi potuto rimanere in quella postura ad occhi chiusi, fino a tanto la voce del guardiano non fosse venuta ad annunziarmi la fermata di Grottamare! Quel nome era la discesa, era la fuga, la liberazione da un incubo! La mia bella visione spariva, sì certo; ma avrei potuto toccar terra, correre e maledire a mia posta. E poi, non scendeva forse colà il nemico che mi era stato procacciato dal caso? Nemico salvatore! Come lo avrei incontrato volentieri! E come volentieri gli avrei calato un fendente sul cranio, o piantato una palla di piombo nel cuore! Anche lui doveva pensarci, in quell’ora, allo scontro imminente; e certo con più stizza per la vergogna patita, non mai con più allegrezza di me, che in quello scontro ci vedevo uno sfogo a tutte le furie d’inferno che mi tempestavano dentro.

Una vocina soave, impressa di dolce malin-