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— Alla tua salute, degnissimo ostiere! Ma bevi anche tu; questo è contro la rabbia.

— Alla salute del signor conte! — rispose mastro Bernardo, alzando il bicchiere, che gli avea messo in mano il vecchio soldato.

E bevve, per contentarlo, ma guardando tuttavia a squarciasacco il Bardineto, che più non si curava di lui, intento com’era ad impegnare la zuffa.

Giacomo Pico era agile e destro. Il furore ond’era tutto invasato gli raddoppiava le forze. La sua lunga spada milanese balenava in alto e ruotava, scendeva a rovina sulla spada dell’avversario, si ritraeva veloce e tornava più veloce ancora all’assalto, cercando la via fino al petto di messer Pietro e non trovandola mai. Il suo nemico, immobile, sereno, quasi scherzevole, lo teneva a bada con fine artificio. I movimenti del suo ferro erano così scarsi e misurati ad un tempo, da lasciar credere ad uno spettatore inesperto che egli non facesse davvero. Per fermo, tanta era la sicurezza dell’occhio e tanta la perizia della mano, che l’una e l’altra consentivano a messer Pietro di baloccarsi un tratto con quella furia del suo avversario. Opponeva ai colpi il forte della lama; metteva a quell’altro di continuo la punta della spada sugli occhi, e non profittava mai del suo evidente vantaggio.

Il Sangonetto sudava freddo, si faceva piccin piccino, e di tanto in tanto socchiudeva gli occhi, quasi per non vedere la botta che doveva passare fuor fuori il suo malcapitato compagno.

In quella vece il Picchiasodo rideva. Egli conosceva il giuoco del suo signore come il fondo del suo bor-