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lora la differenza tra voi, conte di Osasco, e il più vile de’ vostri vassalli? e quale rimarrebbe la vostra fama agli occhi dalla donna che amate?
— Conte di Osasco! — ripetè messer Pietro, voltandosi al Picchiasodo. — Ah, mi ricordo; — soggiunse a bassa voce, — lo sono, a quel che pare, e non posso disdirmi. —
Indi, rivolto il discorso a Giacomo Pico, gli chiese, con quel suo piglio sarcastico:
— E chi sei tu? Forse il duca Namo di Baviera, tornato tra i vivi? O forse Guerrino il Meschino, cercator d’avventure?
— Rattenete la lingua, per utile vostro! — replicò il Bardineto, impallidendo dallo sdegno. — Son tale che ha diritto sopra un tesoro, e non consentirà che altri glielo rubi. Son tale che desidera di vedere alla prova se la vostra spada è degna della vostra arroganza.
— Per san Giorgio, gli è questo un audace linguaggio, — disse a lui di rimando quell’altro, — e per la prima volta ch’io l’odo, mi piace.
— Vi piaccia, o no, gli è il mio, e lo udrete più d’una volta al Finaro, se vi piglierà il ruzzo di tornarci.
— Per Dio, se ci tornerò! Non foss’altro, per vedere di quanti palmi t’avranno scavato profonda la fossa!
— Di ciò parleremo; — borbottò Giacomo Pico. — Vi piaccia intanto calarvi d’arcione.
— Volentieri, se m’indicherete un luogo dove possiamo sbrigare i fatti nostri meglio che sulla strada maestra.