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la condizione d’entrambi, tanto sentivano nel lampo dei vicendevoli sguardi l’imminenza dello schianto che doveva lacerarli ambedue.

Giacomo Pico tentò di svagarsi, inebriandosi della sua collera. Si morse le labbra a sangue, diede in un ruggito di fiera e fu per muovere contro di lei. Ma Gilda non gli diede il tempo da ciò.

— Sapevate di trovarmi qui? — gli disse ella con accento vibrato, quantunque oppresso dall’ira.

La domanda poteva offrire uno scampo. Ma il Bardineto ricusò il giovarsene.

— No! — rispose egli furente.

— E allora?.... — gridò di rimando la Gilda, mal chiudendo in quella sua reticenza la furia di mille rimproveri. — Badate, Giacomo Pico; voi sareste un infame. Per chi venivate voi qua?

— Per lei! — rispose Giacomo, sbuffando a guisa di toro ferito.

— Ah, uditelo, demonii d’inferno! — proruppe ella con voce di tuono. — Egli ardisce mostrarsi più nero, più malvagio di voi!

— Smettete i paroloni! — replicò il Bardineto. — Non vi ho amata mai; orbene, sì, questo è il mio torto, di non averlo detto prima! È anche vostra colpa di non averlo indovinato, di esservi abbandonata nelle mie braccia come una femmina sciocca. Maledizione, maledizione per voi e per me! dovevo io imbattermi in due donne, l’una così superba e l’altra così debole?

— Non proseguire, Giacomo! — gridò la Gilda, impallidendo. — Se ami qualcheduno o qualche cosa, al mondo, non proseguire!