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— Per altro, — soggiunse la voce, che non era quella di Giacomo Pico, — meglio era chiuder la finestra che l’uscio. Con questo freddo morrebbe a ghiado l’amore, che pure è tutto di fiamma. —

E Tommaso Sangonetto (che era lui il nuovo venuto, come avranno già indovinato i lettori) andò verso la finestra, per richiuder le imposte.

— Ohe! che novità son queste? — proseguì, vedendo il nodo delle lenzuola raccomandato al colonnino che partiva la finestra. — Si lavorava a tirare il ganzo quassù? Ma bene! Questa non me l’avrei aspettata. Del resto, per gl’innamorati voglion essere scale di seta, o nulla. Stia al fresco, il babbione! Chi tardi arriva, male alloggia. —

Così dicendo, Tommaso Sangonetto, che non pensava una parola di quel che diceva, e bene aveva indovinato perchè ci fosse quella scala posticcia sul davanzale, spiccò il nodo e gittò le lenzuola al vento; indi richiuse le imposte.

— Ah; bene così! — ripigliò. — La lampada non darà più i tratti dell’impiccato. E adesso, vi volgerete da questa banda, bella schifa ’l poco, donna sgargiante, anima dell’anima mia.

— Tommaso Sangonetto, — interruppe Nicolosina, balzando in piedi, tutta fiammeggiante di vergogna e di collera, — rispettate la figlia del vostro signore! —

A quella vista inaspettata, il Sangonetto diede un sobbalzo, che lo ricondusse tre passi indietro, nella strombatura della finestra, da cui si era mosso pur dianzi. Madonna Nicolosina! madonna Nicolosina là dentro! che voleva dir ciò? O non era quella la camera della Gilda? quella stessa camera in cui era ve-