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— Perchè?
— Perchè... — (e qui la povera ancella si trovò molto impacciata) — perchè temo non vi colga alcun male.. perchè io ve ne scongiuro... infine, perchè vi amo. —
Madonna Nicolosina stette un tratto a guardarla in silenzio.
— Gilda, — la disse poscia con piglio grave, ma impresso di dolce malinconia, — è questa la prima volta, da lunga pezza, che non mi parlate così. Io vi ho perdonato ogni cosa, perchè vi ho creduta infelice.
— Oh, grandemente, signora, senza fine infelice! —
E cadde, stemprandosi in lagrime, ai piedi della sua giovine signora.
— Suvvia, buona Gilda, parlate; che volete da me? — disse madonna Nicolosina, rialzandola affettuosamente tra le sue braccia.
— Fatemi questa grazia, signora; non me la negate! — soggiunse l’ancella. — Non dormite qui; ritiratevi per questa notte nella camera della vostra povera Gilda. Ho un triste presentimento...
— Ah! — sclamò Nicolosina. — Come mio padre!
— Che dite voi mai? — gridò la Gilda atterrita.
— Sì, così pure mi parlava stassera il mio povero padre. Una vecchia donna è venuta a bella posta da Savona per dirgli che l’uomo, in cui egli si affida di più, si disponeva a tradirlo.
— Ed egli?
— Ed egli ha risposto che la sua fede non si scema per le ciancie delle donnicciuole; che ella, se sapeva alcun che di più certo intorno alla infedeltà di Giacomo Pico...