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tete voi aggiustar fede a chi gli vuol male? No, non può essere altrimenti; — soggiunse ella, notando un atto di diniego dello zio; — solo un nemico suo ha potuto calunniarlo in tal guisa. Ma dite, ditelo voi, come potrebb’essere un traditore l’uomo che appunto stamane, combattendo da valoroso, è stato colto in una imboscata dai genovesi?

— Sì, si, l’imboscata! — ripetè mastro Bernardo scrollando il capo e battendo le labbra. — Parliamone, dell’imboscata! Anche il Sangonetto, il suo grande amico, è prigioniero dei genovesi da tre giorni, ed io ne so quanto occorre, della loro prigionia. —

Qui, stretto, incalzato dalle domande di sua nipote, mastro Bernardo, che non domandava altro, si fece a raccontarle tutto, per filo e per segno, quello che aveva risaputo dal Maso; come il Sangonetto, datosi spontaneamente prigione al battifolle di Pertica, si fosse abboccato col Campora, proponendogli un colpo che dovea porre il Finaro in balìa degli assediati; come dapprima il Campora e poscia il capitano generale dell’esercito genovese volessero assicurarsi della sincerità dell’offerta avendo prigioniero anche il capo della congiura; come difatti il Pico cadesse due giorni dopo in una imboscata, a cui era andato incontro con pochissimi uomini, certo per levarsi ogni obbligo di resistenza; come tra i patti richiesti dal Pico ci fosse la morte di un tale, di cui non s’era potuto intendere il nome, e il capitano generale non avesse voluto saperne, proponendo in quella vece che il Pico se ne potesse spacciare con un duello, dopo la presa della terra assediata. Ora qual colpo si meditasse, e qual fosse il nemico di cui si patteggiava l’uccisione, bi-