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mato tra loro; che anzi, o non poteva il capitano generale, prima di pigliare per evangelio le parole del Sangonetto, aver voluto alla sua presenza il più ragguardevole tra tutti i congiurati?

Ma come? Il Sangonetto avea dunque potuto da lunge comunicare coi sozi? mandare un messaggio al Borgo, anzi a castel Gavone, dove abitava il Bardineto?

E a lui, Maso, non sarebbe riuscito di fare altrettanto? di fuggire dal campo genovese e portare in tempo un salutare avviso al castello?

Quel pensiero s’impadronì di lui, mentre, con una bigoncia in bilico sulla cervice, se n’andava per acqua al pozzo, accompagnato dal paggio aguzzino. Avviandosi per quella forra, che, come ho detto, era poco lunge dello steccato, il Maso guardava con desiderio infinito le sovrastanti colline, di cui conosceva, meglio delle capre, ogni sentieruolo, ogni ciglione, ogni solco. Quante volte non le aveva egli corse e ricorse da bambino, per cogliervi le viole mammole, o per tagliarsi un arco ne’ pieghevoli rami dei frassini! E adesso, che brutto divario! Una bigoncia sul capo e una balestra minacciosa alle spalle.

Fattosi, alla bocca del pozzo, cavò di dentro alla bigoncia una secchia e cominciò ad attingere, secondo il costume di tutti i dì. Ma il povero Maso doveva quel giorno esser molto distratto, poichè, alla terza calata, gli scivolò di mano la corda, e tuffete, secchia e corda piombarono nell’acqua.

Il Maso, disperato, si messe le mani nei capegli, guardando con occhi lagrimosi ora nel pozzo, ora in volto al custode.