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nave del Finaro, impadronitasi d’una nave genovese de’ Calvi, l’avea tratta come buona preda al marchese. Dolse ai genovesi lo sfregio sul mare, più che non avessero potuto gli altri danni molteplici in terra; perciò fu deliberato di trarne vendetta sollecita, e tanto più allegra, in quanto che, essendo al termine di sua fortuna, e altresì di sua vita, il Visconti, ed ospite di Galeotto essendo il fuoruscito Barnaba Adorno, antico doge, balzato di seggio da Giano Fregoso in quell’anno, i vecchi nodi coi nuovi pareano stringersi al pettine, e molti torti si vendicavano in uno.

Per altro, infiammati i genovesi alla guerra, Giano Fregoso mirava a sfruttare quello sdegno cittadino per utile suo; e copertamente faceva proposta di pace a Galeotto, chiedendogli in moglie Nicolosina, la sua bella figliuola, e in balìa l’ospite Adorno, il cui riscatto, già fermato in diecimila genovini d’oro, prometteva egli di costituire in dote alla sposa. Disdegnò le celate proposte il marchese, mentre pure incalzavano le intimazioni della Repubblica, aperte queste e solenni. E in quelle proposte di Giano, e in queste intimazioni del Doge, parecchie ambascerie s’erano spese, tra il marzo e il novembre, ma tutto senza alcun frutto presso il marchese. Egli, o fidasse nell’aiuto de’ consanguinei, stretti in lega con lui, o dal medesimo spesseggiar dei messaggi argomentasse debolezza ne’ suoi nemici, o non pigliasse consiglio che dal suo animo prode, si tenne saldo nel niego.

E pronto si teneva altresì alla prova dell’armi. Il borgo era munito d’ogni maniera di difese; Castelfranco, scolta avanzata del Finaro, mentendo alle ragioni per cui era stato costrutto, si mostrava prepa-