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di ponente a rappresentarvi il feudalismo invasore delle regioni settentrionali d’Italia, non potevano i marchesi del Finaro esser veduti di buon occhio dalla genovese Repubblica, che, utilmente pei futuri destini dalla penisola, sebbene non sempre con mezzi leciti e con nobiltà d’intento, mirava al dominio di tutta Liguria. Però non istettero molto a nascere e ad infierir le contese. E Genova, fattasi, nel 1305, per cessione sforzata d’uno tra que’ marchesi, padrona di una parte del territorio, a viemmeglio assicurarsene il possedimento, innalzava sollecitamente sulla marina del Finaro la ròcca di Castelfranco, che aveva a perder di poi.

Ma Castelfranco e i diritti di Genova sulla terza parte del Finaro, avevano cionondimeno a rimanere continuo argomento di litigio tra la Repubblica e i marchesi Del Carretto. La quistione sarebbe stata presto risolta colla peggio di questi, se le intestine discordie genovesi non avessero condotta la città in gravi distrette e travolto il suo reggimento in balìa dei signori di Milano. E i marchesi del Finaro ne fecero lor pro, alleandosi coi nemici di Genova, accogliendone ad onore i fuorusciti, dando aiuto ai capitani di ventura, mandati a guerreggiarla, e quinci e quindi occupando le terre circonvicine, che ella aveva per sue.

In questa maniera di guerra, si chiarì più audace de’ suoi antecessori il marchese Galeotto, uomo d’animo grande oltre lo stato, e, ne’ suoi avvedimenti contro Genova, sovvenuto dal patrocinio di Filippo Maria Visconti, signor di Milano. E appunto nella primavera di quell’anno, che fu, siccome si è detto, il 1447, una