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signore. Voleva andare incontro agli eventi, sostenere lo sguardo di tutti, mostrarsi forte, seguire il marchese all’assalto di Noli e confermare in quella impresa il suo buon nome di animoso soldato; voleva insomma un mondo di cose, delle quali poco o nulla seppe intendere l’inesperta donna che tutto aveva dimenticato per lui.

La poveretta sentì in quella vece, al dolore della separazione, quanto ella già appartenesse a quell’uomo. Rimasta sola nella torre dell’Alfiere, pianse lungamente, s’inginocchiò, chiese a Dio perdono e soccorso, non senza pensare con raccapriccio ai suoi signori, così amati da prima, ed ora così molesti al ricordo.

Finalmente, poichè tutto ha un termine quaggiù, anche il dolore, ella si riebbe dal suo abbattimento e volle esser forte.

— Non mi ama egli? — chiese a sè stessa, rialzandosi e scuotendo la bruna testa, madida ancora dei baci di Giacomo Pico. — Non lo ha giurato? Non ha bevuto il mio sangue? Così gli bruci il cuore, se egli dovesse tradirmi. Ma io saprò difendere l’amor mio; lo ucciderò, — soggiunse, raccogliendo da terra il pugnale di Giacomo e nascondendolo in seno, — lo ucciderò con questo ferro, se penserà ancora a colei.