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tra essi e noi. Ma chi furono i loro antenati? E non potrebbe nascere da noi una stirpe più nobile della loro e più generosa a gran pezza? Abbiamo dunque, noi pure gli stessi diritti sulle gioie dell’esistenza; dobbiamo e vogliamo liberarci da questa infame servitù, essere, come ci sentiamo, uguali a costoro.

— Ah, messer Giacomo, — esclamò ella sbigottita, — voi parlate come Tommaso Sangonetto. —

— Che ti ama! — notò il Bardineto con accento sarcastico.

— Sì, — rispose ella prontamente, — ma non quanto io lo detesto. —

— Fai bene, sai! — disse Giacomo, carezzandone accortamente i pensieri, mentre la traeva dolcemente a sè, per ravviarle i capegli sulle tempie. — Egli non intende l’amore; è di tempra volgare; desidera, non ama. Ed io t’amo. Sei bella, — soggiunse, notando un misto di sorpresa e d’incredulità che le traspariva dagli occhi, — sei bella come la vergine Maria, che frate Angelico ha raffigurata, e che i nostri signori custodiscono tanto gelosamente nella chiesa di San Giorgio. Come torno io ad avvedermi di ciò, io che fui tanto smemorato per giorni e per mesi? Vedi, Gilda, mia Gilda, sono stato cieco; che dirti di più? Si è fuori di senno talvolta, come si è presi dal vino. Certo la tua signora mi ha posto una malìa, per condurmi in mal punto, e spezzare il tuo povero cuore. Imperocchè, vedi, io lo sentivo, di essere amato da te. Erano le tue bianche mani che mi davano più grato refrigerio, quando le s’accostavano a medicarmi la ferita. Laggiù all’Altino, te ne rammenti? sei stata la prima a giungere, la prima a toccarmi. E desiderai