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salire con questo bel forastiero sui merli. Chi sa che ad ambedue non tocchi la medesima scala? La sorte e così capricciosa!
— Ah, Giacomo, non far ragazzate, ti prego! — rispose il Sangonetto, con una ansietà, la cui espressione subitanea non isfuggì al vigile sguardo di madonna Nicolosina.
— Non temere; — soggiunse Pico. — Vedrai!
— Già, non vedrò niente, io! — ripigliò Il Sangonetto. — Sono ambasciatore, non uomo d’armi, e le scale a piuoli mi darebbero il capogiro. Ho preso il tuo posto; non te ne lagnare. Io non sono ambizioso; finita, bene o male, la guerra, torno ciliegia e tu sarai da capo il fico dell’orto.
— Ah sì! — sclamò il Bardineto, digrignando i denti. — Se tu aspetti ch’io serva ancora questa razza d’ingrati!... —
Mentre egli così parlava, Nicolosina aveva tratto in disparte suo padre e gli venìa favellando, con aria d’affettuosa preghiera.
— Capisco; — rispose Galeotto ridendo; — tu non vuoi che il tuo leggiadro sposo, appena giunto tra noi, vada a correre il rischio d’una piombatura sul capo. E sia, lo pregherò; ma vorrà egli accettare?
— Se tu glielo domandi, padre mio, perchè no? Non è egli uffizio ragguardevole, e non l’hai tu fin qui lasciato, certo per mancanza di uomini da ciò, a men degne persone?
— Per san Giorgio, figliuola mia, questo è un biasimo che mi date. E invero, l’ho anche un po’ meritato! — soggiunse Galeotto, accarezzando con tenerezza paterna i biondi capegli di madonna Nicolosina.
E voltosi poscia al Cascherano, gli disse: