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leotto così nobilmente mi offriva! Vi avevo chiesta, o madonna, sulla fede della vostra bellezza ed ero grato ai vostri di avere accolto con benevolenza la domanda di tale che non è imperatore, pur troppo, nè principe, per reputarsi degno di voi. Sono venuto a chiedervi ancora una volta, e sono felice, dopo avervi veduta, che il mio cuore e il mio debito di gentiluomo non si trovino oggi a contrasto, come sarebbero stati veramente, e con grave danno del cuore, se la divina che ho incontrato pur dianzi non fosse stata madonna Nicolosina del Carretto. Voi sorridete? È bello ora il vostro sorridere e mi dà argomento a sperare. Or dunque, io porto la sua lettera al marchese vostro padre e venti lancie, che spero non gli torneranno sgradite. Anch’io combatterò pel Finaro; non mi concederete voi il premio della vostra mano? —

Nicolosina stette un momento sovra pensieri. Le sovvenne del colloquio avuto poc’anzi lassù, nella torre dell’Alfiere, e una nube di tristezza scese ad offuscarle lo spirito. Ma ella era donna di sensi gagliardi e si riebbe tosto di quello sgomento. Dopo tutto, che avrebbe mai osato Giacomo Pico? E non avrebbe ella saputo custodire la sua felicità contro ogni insidia, o minaccia?

— Conte di Osasco, — diss’ella, porgendogli la sua bella mano, su cui egli fu pronto ad imprimere il più ardente dei baci, — se mio padre accetta la vostra generosa profferta, anche domani, nella chiesa di san Biagio, sotto i colpi delle artiglierie nemiche. —

Ed ecco per qual modo s’aguzza lo spirito alle ragazze da marito. I grandi casi e le forti commozioni sono la più pronta e la più efficace delle scuole.