Pagina:Barrili - Castel Gavone.djvu/177


— 166 —

pania. Senonchè, a guardare madonna Nicolosina o que’ suoi occhi divini, si capiva subito che la pania non era per terra e che egli non era invescato dai piedi.

Il dialogo, per altro era lì lì sulle ventitrè ore, e di certo moriva, se non giungeva un terzo interlocutore in aiuto. Era questi il Picchiasodo, ma da lontano, con un colpo di bombarda, che fece tremare, nella loro intelaiatura di piombo, i vetri onde pigliava luce la scala. Traeva egli dal poggio di Maria contro le mura e le torri del borgo sottostante. E cinque o sei di questi saluti erano mandati ogni giorno dal ferreo labbro della signora Ninetta.

— Triste cosa la guerra! — esclamò il forastiero, notando un atto di sgomento che ella non aveva potuto reprimere.

— Ah sì, messere, triste cosa! — rispose la giovinetta sospirando. — Il Finaro, pur troppo, non fa lieta accoglienza a’ suoi visitatori cortesi.

— Madonna, e perchè? — diss’egli di rimando. — Ognuno di costoro si recherebbe a ventura di partecipare ai pericoli e ai danni di questa nobile terra, come ho fede che presto dovrebbe partecipare al trionfo e alle gioie del vostro gloriosissimo padre. Inoltre, perchè tacerlo? con voi, madonna, anche assalito da tutte le armi della potente repubblica genovese, il castel Gavone sarebbe un luogo di delizie per esso. Vi parlo liberamente, come vogliono i casi che qui mi hanno condotto; non ve ne adontate! Che più? posso io dirvi tutto, aprirvi il mio cuore? —

E la guardava, così dicendo, con occhi tanto amorevoli, che la povera Nicolosina fu sul punto di la-