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Vestiva nobilmente, quantunque più da soldato che da uomo di corte. Ma in que’ tempi mal sicuri, chi non era, per necessità, o per elezione, soldato? Egli poi doveva venire da lungi, e la polvere, ond’era tuttavia coperto il suo mantello di scarlatto grigio, lo diceva da pochi istanti sceso d’arcione. Giovanissimo, biondo i capegli e bianco la carnagione, lo si sarebbe tolto per una fanciulla in abiti virili, se non lo avessero chiarito del sesso forte le basette che gli adombravano il labbro fine e vermiglio; per un paggio, se gli sproni d’oro che gli fregiavano i talloni, non avessero fatto testimonianza del suo grado di cavaliere. E così leggiadro all’aspetto, colla sua spada al fianco e il biondo capo scoperto (che il tôcco di velluto, onde usava coprirsi, lo aveva allora per mano) lo si sarebbe detto piuttosto l’arcangelo Michele, venuto in un mezzo incognito a visitare il suo buon servo Galeotto, marchese del Finaro, se al tempo di cui si narra fosse durato il costume di simiglianti discese degli alati figliuoli di Dio.
Madonna Nicolosina doveva passare dinanzi a lui, per ricondursi nelle sue stanze; e passando, come il savio lettore indovina, doveva anche vederlo. Ora il vederlo e il pensare tra sè ch’egli era un bellissimo giovine, fu una cosa sola per lei, ed anche la più naturale del mondo. Un bel viso, segnatamente se accompagnato da prestanza di membra e impresso di quella serena nobiltà che spesso può stare da sola e far anco piacere ad altri chi non somigli in tutto o in parte all’Apollo dal Belvedere, un bel viso, io dico, ha sempre avuto una simile accoglienza presso i cuori ben fatti.