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— Voi amate qualcheduno; — le disse, con voce soffocata dalla rabbia; — confessatelo!
— Sapete che non amo voi; ciò vi basti. —
In quelle asciutte parole l’animosa fanciulla aveva fatto il supremo sforzo della sua alterezza offesa. Gli occhi le si offuscarono dalle lagrime, si sentì venir meno, e le sue mani andarono instintivamente contro la parete, a cercarvi un appoggio.
Egli le si accostò, come per sorreggerla.
— Non mi toccate! — gridò ella, respingendolo. E atterrita, spinse l’uscio con tanta precipitazione che la Gilda si tenne perduta. La poveretta ebbe a mala pena il tempo di rannicchiarsi in un angolo, dietro il battente.
Giacomo Pico si morse le labbra, e freddo all’aspetto, ma coll’inferno nell’anima, stette muto, accigliato, a guardarla, dopo essersi tirato indietro d’un passo.
Fu per parecchi istanti tra i due giovani un alto silenzio. Si udiva soltanto il respiro affannoso di madonna Nicolosina e lo scricchiolare dalla scranna, di cui Giacomo aveva afferrato la spalliera, per pigliare un contegno.
Finalmente la giovinetta si riebbe, scosse la sua bionda testa, rasciugò le lagrime e così parlò, con accento mutato, al suo fiero amatore.
— Messer Giacomo Pico, io amo mio padre e non accrescerò i suoi dolori, raccontandogli il nostro colloquio. Io stessa dimenticherò le vostre parole; altro di voi non ricorderò che l’antica amicizia e i servigi. —
Ciò detto e senza aspettare la risposta che stava per darle il Bardineto, uscì dalla camera e scese con passo leggiero le scale.