Pagina:Barrili - Castel Gavone.djvu/168


— 157 —

prego. Vedete intanto il bel frutto delle vostre fantasie; che dirà di noi quella povera fanciulla, che or ora è uscita di qui? Ella vi ama; me lo ha confessato. Amatela anche voi, messer Giacomo; ella lo merita; non fate che io, senza volerlo, senza pure saperlo, abbia rapito il cuor vostro alla mia povera ancella. —

Il Bardineto alzò sdegnosamente le spalle.

— Di ciò soltanto vi duole? — gridò egli, che, nella stizza ond’era tutto invasato, non doveva imbroccarne più una. — O forse mi date l’ancella vostra a dispregio?

— Nè di ciò mi duole, nè io fo d’alcuno la poca stima che dite. Ma via, non torniamo agl’ingrati discorsi. Ancora una volta volete essermi amico?

— No; — rispose egli con ruvidezza; — o tutto o nulla. Questa impresa si leggerà nel mio scudo, quando io ne porti uno inquartato, da contendere di nobiltà coi più celebrati e superbi. E vedrò allora.... — soggiunse il Bardineto, infiammandosi, — vedrò allora se non vorrete esser mia!

— Dimenticatemi, messer Giacomo Pico; — disse a lui di rimando Nicolosina, più afflitta tuttavia che ferita da quelle acerbe parole. — Siete violento e scortese. Se tutti gli uomini vi rassomigliano, io non amerò nessuno sulla terra.

— Il primo che ardirà di amarvi, lo ucciderò come un cane! — gridò il Bardineto, con piglio feroce.

— Mi farete la solitudine intorno? — replicò ella sdegnata, guardandolo in aria di sfida. — Suvvia, tentate la prova! —

Il Bardineto non vedeva più lume.