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avesse a dire la sua signora di così grave a Giacomo Pico, che ella non potesse ascoltare, e che cosa significasse quel turbamento di ambedue. Dimande queste che, nel cervello di una ragazza innamorata e gelosa, non hanno mestieri di aspettare a lungo una conveniente risposta.
Or dunque, è facile argomentare che cosa facesse la Gilda. Raccolti prudentemente i lembi della veste, che non avessero a strisciare lunghesso il muro, in punta di piedi e rattenendo il respiro, tornò sopra i suoi passi, e giunta al pianerottolo, stette origliando alla porta.
Frattanto il Bardineto, almanaccando a suo modo su quella risoluzione di madonna Nicolosina, aveva dato una rifiatata di contentezza, vedendo partire l’ancella invece della padrona, come da principio gli era parso che dovesse accadere.
— Ah, rimanete? — diss’egli, esprimendo nel fervido accento tutte le pazze speranze che gli grillavano d’improvviso nel cuore.
— Sì, rimango; — rispose la giovinetta con piglio solenne; — rimango, checchè possa altri pensarne; rimango, perchè questo colloquio, giunto per vostra cagione tant’oltre, non può, non deve restarsi interrotto. Fu il primo; sarà anche l’ultimo. —
Giacomo Pico trasaltò. La sua allegrezza era in un punto svanita. Volle parlare, ma ella gli ruppe le parole sul labbro.
— Lasciatemi finire. Io v’ho ascoltato; mi avete chiesto una risposta; abbiatela ora, senza sdegno e senza ingiuria, da me. Io non ho avuto finora e non vo’ avere che amicizia per voi. Siatene amico, ve ne