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rona? Ma chi era il primo d’ogni illustre legnaggio, se non per avventura un oscuro soldato, che col valore del suo braccio incatenò la fortuna? Uditemi, Nicolosina; è nella vostra medesima casa l’esempio, se pure la storia dice il vero di voi. Chi era Aleramo, innanzi che egli piacesse agli occhi di Adelasia, della bella figliuola di Ottone? E chi fu l’avo del primo imperator di Lamagna, se non un barbaro discendente degli schiavi di Roma? Ho meditato lungamente le storie, madonna, e non ho trovato la ragione per che io debba esser da meno di chicchessia, poniamo d’un conte d’Osasco. E notate; da me non aspetterete mai cosa di cui il mio breve passato non sia impromessa sicura; ho il mio destino nel pugno. Ma voi mi siete necessaria, Nicolosina, voi ricompensa e stimolo a più nobili imprese. Così sta scritto lassù; perchè ricusereste l’ufficio che vi è assegnato dal cielo? —

Così folleggiava il Bardineto, ebbro d’amore e di rabbia, allorquando un improvviso fruscìo si udì per le scale. Madonna Nicolosina, che già stava per dargli risposta, si rattenne e gli fe’ cenno di non parlare più oltre.

Poco stante, l’uscio si aperse e una donna comparve nel vano. Era la Gilda.

La ragazza, che pure s’aspettava di trovare la sua giovine signora nella torre dell’Alfiere, rimase lì tutta impacciata e confusa, accorgendosi, con molta e non certamente grata sorpresa, d’essere capitata in mal punto. Questo le era dimostrato aperto dall’aria scontenta con cui la sua comparsa era stata accolta da Giacomo, e dal rossore di madonna Nicolosina, che, giovine com’era e non avvezza a quelle battaglie, non