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pietà le traspariva dallo sguardo smarrito; una ineffabile tenerezza governava i moti convulsi di quella labbra smorte, che per lunga pezza non poterono profferire una parola, una sola parola, E più tardi, quali cure affettuose! quale umanità più che fraterna negli atti! come pendeva ansiosa dai responsi di messer Rambaldo, che era venuto al letto del povero ferito! con quanta sollecitudine gli occhi della leggiadra castellana si partivano dalle labbra del discepolo d’Esculapio per andarsi a posare sul viso smorto di lui!
Che pensare di ciò? Un giorno gli venne in mente che ella sapesse la cagione del suo duello col Fregoso. Volea sincerarsene; ma le parole gli morirono sul labbro. E poi, come si è detto, madonna Nicolosina non era mai sola al suo capezzale.
E voleva altresì domandare del Cascherano. Che c’era egli di vero in quella chiacchiera di mastro Bernardo, che aveva fatto nascere il guaio? Di certo, l’ostiere, anco ingannandosi sul conto de’ due forastieri, non aveva inventato il personaggio e il matrimonio di pianta. E forse, anzi senza il forse, la Gilda ne sapeva l’intiero. Ma il chiederne a lei non avrebbe dato a divedere che troppo gli premeva di madonna Nicolosina? Tanto faceva aprirsi a dirittura con questa e dirle spiattellato: madonna, io muoio d’amore per voi.
Fosse almeno capitato il Sangonetto a trovarlo; si sarebbe raccomandato a lui, che pigliasse lingua da alcuno. Ma il Sangonetto aveva preso il largo; in vece sua, era diventato un pezzo grosso; tornato a mala pena dalle Langhe colla promessa degli aiuti, aveva spiccato il volo per altri lidi. Nessuno sapeva per