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Tornando al ferito, il lettore avrà argomentato di leggieri che, se egli poteva pensare ai colloquii e mandare dal profondo dell’anima le sue giaculatorie alla giovine castellana, il suo non era un mal di morte per fermo. Diffatti, la ferita, non essendo delle più gravi, si andava rimarginando, e la gioventù, questa, gran medichessa che la sa più lunga di tutto il dotto collegio, aveva secondato le cure del cerusico Rambaldo, che era, per altro, la prima lancetta del marchesato.
Ma ohimè, se una piaga si era risanata, un’altra s’era inciprignita; e questa era la piaga fatta nel cuore di Giacomo dagli occhi inconsapevoli di madonna Nicolosina.
Così, mentre il corpo si rinvigoriva di giorno in giorno, l’animo si struggeva nel desiderio di potersi aprire alla donna de’ suoi pensieri, o almeno di conoscere che cosa pensasse ella di lui. Amorevole e sollecita gli era parsa bensì in tutti que’ giorni e più assai che non fosse mai stata con lui negli anni andati, quando la tenera età, non che scusare, consentiva ogni dimestichezza maggiore; ma anche qui non c’era da cavarne un costrutto, essendo l’affettuosa cura un uffizio di pietà, naturalissimo nella donna, per chi soffre d’un male visibile, a cui ella possa portare rimedio, o sollievo. Ora, se egli avesse potuto dirle di quell’altro suo male invisibile che portava nel cuore, come sarebbe stata accolta la sua confessione da lei? Questo era il busilli.
A tutta prima, vedendola giungere all’Altino, aveva argomentato in cuor suo.... Che cosa? Nulla e tutto. Nicolosina era pallida, ansante, confusa; una immensa