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un certo numero di cavalieri e di fanti, coi quali andavano a soldo del migliore offerente.

Forastieri in principio, furono italiani dappoi. Italiano, per citarne uno fra tanti, era quell’Astorre Manfredi che comandava nel 1379 quella terribile compagnia della Stella, mandata da Bernabò Visconti a molestare il territorio dei Genovesi. Questi, per altro, il 24 di settembre di quel medesimo anno, la ruppero sulla spianata del Bisagno, tuttochè forte di ben quattromila uomini e saldamente appoggiata alla collina d’Albaro, menando prigione il maggior numero e deputando un commissario a giudicarli. Aveva egli dal Comune il mero e misto imperio e la podestà della spada, affinchè procedesse juris ordine servato et non servato, cioè a dire che potesse giudicare sommariamente. E così fece messer Giorgio Arduino, che tale aveva nome il fiero magistrato, mandando tutti que’ scellerati predoni alle forche.

Ma lasciamo in disparte le grandi compagnie, che non entrano nel nostro povero quadro, e ristringiamoci a parlare di quelle piccole masnade di venturieri, che, datisi al mestiere dell’armi, cominciavano ad essere caporali di lancia, e, venuti in fama di prodezza, riuscivano a far manipolo di gente, che poi conducevano a’ servigi di questo e di quello. La loro condotta era di tre sorte. Dicevasi che un condottiero serviva a soldo disteso, quando egli, con un dato numero di cavalli e di fanti, militava operosamente sotto il comando del capitano generale; era in quella vece condotto a mezzo soldo quando, senza obbligo di passare la mostra, e in forma di compagnia, guerreggiava a suo bell’agio le terre sopra le quali era mandato;