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In questi ragionari, oltrepassato il Borgo, s’erano avviati sulla strada della Marina, dove aveva a trattenerli il tristo caso che abbiamo narrato nel capitolo antecedente.

E adesso torniamo al castello, dove la sfida di Genova avea messo tutti in trambusto. Il marchese Galeotto, prevedendo da lunga mano la cosa, aveva, siccome ho già detto, raccolto gran gente nel marchesato; ma egli bisognava spartire i comandi, sincerarsi che niente mancasse nei luoghi più esposti a un primo assalto nemico, asserragliare i passi più facili, e frattanto mandare l’annunzio della guerra dichiarata al capitano della Lega, perchè incontanente spedisse gli aiuti promessi al Finaro.

Per questo uffizio nessuno parve al marchese più adatto di Giacomo Pico. Egli era tornato bensì quella stessa mattina dalla Langhe; ma in lui Galeotto riponeva ogni sua fede; il negozio richiedeva la massima speditezza nel messaggero e pari conoscenza dei luoghi, degli uomini e delle cose; però fu mandato a cercare nelle sue stanze il Bardineto, e, non essendo trovato colà, fu mandato a cercare nel Borgo.

Ora, in quella che lo si aspettava, e il marchese Galeotto s’intratteneva co’ suoi gentiluomini e colle donne della sua casa, ecco giungere la Gilda, una vispa e leggiadra ragazza, e, avvicinatasi a madonna Bannina, susurrarle alcune parole, che parvero turbar grandemente costei e la sua gentile figliuola, che le aveva udite del pari.

— Che c’è? — dimandò il marchese, notando il turbamento improvviso delle sue dame.

— Giacomo Pico moribondo all’Altino; — rispose