Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 98 — |
rasse la quiete, voi sempre dell’amicizia e benevolenza nostre avete fatto stima mediocre. Per la qual cosa, gli animi della città e della repubblica tutta si sono straordinariamente accesi, volendo guerra contro di voi; e guerra sarà, poichè non sembra esservi cara la pace. A questo per vero dire ci disponiamo contro voglia e sforzati; che anzi, mai abbiamo cessato di far pratiche, se per avventura avessimo potuto acquietare lo sdegno di questo popolo, irritato dalla Signoria Vostra con somme offese negli anni trascorsi; e ciò con ogni poter nostro abbiam procurato, nè mai potuto ottenere.
«Ed ora, poichè ricordiamo avervi promesso che, quando fossimo per rompervi guerra, vi avremmo avvisato della cosa, perchè non vi paresse di esser còlto alla sprovveduta, vogliamo significarvi che dobbiate aspettar guerra al Finaro a dì 5 del prossimo dicembre. Però, scorso il giorno 4 di detto mese, sappiate non esservi più dato di vivere con noi in quelle forme di pace e d’amicizia, che sono state finora. Così portiamo speranza di larga vittoria su voi, come d’insegnare a tutti i pari vostri che non abbiano a misurarsi in imprese siffatte con noi. Inoltre quando vi piacesse far correre minor spazio di tempo alla guerra, di quello vi abbiamo indicato, vogliate darcene avviso, e sarà fatto secondo il piacer vostro.
«Data da Genova, addì 21 novembre 1447.
«Giano Fregoso.»
Messer Pietro, in quella che il marchese Galeotto leggeva la lettera, stava immobile al suo posto e in