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— Ti amerà, forse, e non ardirà parlare troppo chiaramente. Sai che non è ricco?

— Oh, questo vorrebbe dir poco; non amo i ricchi.

— Perchè lo sei tu, birichina?

— No, sai, non ci penso neanche; e se ci penso... Vedi, Giovanna, — e così dicendo la fanciulla si strinse al fianco della contessa, come per parlarle all’orecchio, — ci sono dei momenti che, se non fosse per il babbo, vorrei essere... la mia cameriera. Lei almeno è felice; ama tanto sua madre, l’aiuta, e non ha altri pensieri. Se un uomo le dirà di volerle bene, non glielo dirà mica per la sua dote. La poverina non ha che la sua bellezza e il suo buon cuore; ma ci avrà la consolazione di non essere amata per altro.

— Cara! — esclamò la contessa, baciando sui capegli la sua giovane amica. — Ti passeranno, queste idee bizzarre, ti passeranno! Poichè tu studi la vita, la vedrai tutta meno bella, e ti piacerà di essere nata ricca, in una culla d’oro, come ha detto l’Aleardi. È già una bella difesa, esser ricca! Ma ecco,