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carina! sembri una bella ninfa antica! — proseguì, rivolgendosi alla fanciulla.
— E tu? — disse Gabriella. — Non c’è che l’antico paragone, per te. Sei sempre bella come un sole.
— Al tramonto, bambina! Pochi anni di più, e potrei essere tua madre.
— Se Pompeo lo permette, contessa, — entrò a dire il Manfredi, — vi costituisco tale, senz’altro, e corro via.
— Ve ne andate?
— Per una mezz’ora; il tempo di giungere all’Albergo di Roma, per stringer la mano, o lasciare un biglietto di visita, ad un amico mio di giovinezza, che oggi è stato da me e non mi ha trovato in casa.
— So chi è; — disse il conte. — Cesare Gonzaga.
— Per l’appunto. E chi t’ha fatto indovino a quel modo?
— Non c’è niente di maraviglioso. Per intanto puoi rimanere, perchè a momenti egli sarà qui. Ci siamo conosciuti stamane. Che simpatico uomo! È lo zio del Valenti.