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ramente soffocato. Del resto, egli era venuto, e con la sua autorità di zio sperava di richiamarlo sul retto sentiero. Arrigo, a buon conto, era ancor giovane, e amava la figliuola di Andrea Manfredi, del suo amico, del suo compagno di studi, del suo fratello d’armi, del suo....
Ma un’altra scampanellata all’uscio di casa interruppe la conversazione dei due personaggi, ed è giusto che interrompa anche il periodo al narratore.
Ritornava il signor Orazio Ceprani, uomo di borsa, e di cappa e di spada, cavaliere compitissimo e disgraziato per giunta. In un’ora aveva dato sesto alle cose sue, e giungeva trafelato, quantunque fosse andato e tornato in carrozza.
— Sono allegri! — diss’egli, entrando nello studio e trovando zio e nipote ancora in atto di ridere.
— Ma sì; — rispose Arrigo. — E tu, Orazio, hai una cera da funerale. —
Orazio Ceprani tentennò malinconicamente la testa.