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rina; la Manfredi, che è un fiore appena sbocciato.... —

Arrigo a quel punto interruppe la rassegna, che poteva diventar lunga come quella delle navi, in Omero.

— Verranno i Manfredi? — diss’egli. — Senti, zio? Ecco una buona occasione per te. —

Lo zio Cesare, che quel lieve accenno ad un fiore appena sbocciato aveva già fatto fremere, sollevò lentamente il petto, come per chiuder la via ad un sospiro; poi crollando la testa, rispose:

— Ti pare? Non ho ancora veduto Andrea.

— Conosce il senatore Manfredi? — gridò il conte Morati di Castelbianco. — Un uomo d’oro, al proprio e al figurato!

— Se lo conosco! — rispose Cesare Gonzaga, mettendo quella volta liberamente il sospiro che aveva trattenuto da prima. — Andrea Manfredi fu il mio amico di gioventù, il mio compagno di studi, il mio fratello d’armi. Abbiamo combattuto insieme, in questa Roma divina! Che direbbe ella dei fatti miei, signor conte, se io, amico suo da tanti anni e ritor-