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la contessa odia i marroni; non può soffrire neanche il colore. —

Cesare Gonzaga osservò che suo nipote era sulle spine. Via Sallustiana, la scala di là, il colloquio d’affari, gli si affacciarono alla mente collegati per un filo arcano alla dama del piedino maraviglioso.

— Conte, — diceva frattanto Arrigo, per rompere quel discorso così poco piacevole, — permettete che vi presenti mio zio, giunto a Roma stamane.

— Ah, l’aspettato, il desiderato marchese Gonzaga? Fortunatissimo di conoscerla! — disse il conte Morati.

— Sì, conte; — rispose il vecchio inchinandosi. — Cesare Gonzaga, per obbedirla, ma senza il titolo che la sua bontà mi attribuisce.

— Zio, ci hai diritto; — entrò a dire Arrigo, che non poteva mandar giù quella rinunzia alla corona marchionale. — Sei l’ultimo dei Gonzaga di Luzzara, e questi sono sempre stati marchesi. In casa tua c’era anche lalbero genealogico.