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ragazzo? Credevi di dover venire a frenarmi, fors’anche a trattenermi sull’orlo del precipizio, ed ecco, tu trovi invece che io vado di buon passo per la strada maestra. Non avrai che a lodarmi, zio, e mi favorirai più volentieri in ciò che io sono per chiederti. Perchè, vedi, di te ho bisogno davvero; non mi vergogno di ricorrere a te, e sarò lieto di chiamarmi tuo debitore. —
Il discorso era stato brutto, o almeno poco simpatico; ma la chiusa era molto migliore.
— C’è ancora qualche cosa, lì dentro; — pensò lo zio Cesare, che già aveva incominciato a scandalizzarsi, fiutando l’egoista.
E rifacendosi la bocca in quella chiusa più garbata, rispose:
— Sì, per l’appunto, che cosa volevi da me? Se non ti occorrono consigli di saviezza e non hai bisogno ch’io paghi i tuoi debiti, in che altro può esserti utile uno zio? fammi il piacere di dirmelo.
— Ecco, in poche parole ti spiego ogni cosa; — replicò il giovinotto.
Ma proprio in quel punto, un’altra scam-