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— Veramente, — diss’egli, — non dovrei essere io il primo, quest’oggi. Eccoti lo zio tanto aspettato. —

Arrigo Valenti si volse a guardare verso il fondo della camera, e un lampo di gioia gli balenò dagli occhi, che, manco male, aveva finalmente aperti e spalancati. Guardò un istante quel vecchio alto e severo, che si faceva forza per vincere la sua commozione, e gli andò incontro col sorriso sulle labbra.

— Zio, come ti son grato! — esclamò quindi, cadendogli nelle braccia.

Quell’altro non seppe più reggere alla piena degli affetti, e diede in uno scoppio di pianto.

— Come son sciocco, non è vero? — diss’egli, con voce rotta dai singhiozzi. — Per un soldato, è veramente troppo. Ma vedi, ragazzo mio, tu somigli a tua madre... come una stella somiglia ad un’altra. Lasciati abbracciare, Arrigo! Lasciami piangere! Sono i baci e le lagrime che non ha avuto tua madre. —

E lo abbracciava ancora, e lo guardava e piangeva. Arrigo lasciava fare e sorrideva,