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— Voi somigliate a quella donna, Gabriella; — riprese il Gonzaga. — Un senso della bontà sua, della compassione che ella sentì per il mio sacrifizio, si è trasfuso nel vostro cuore, e vi parla oggi per me. So che sareste un angiolo consolatore; so che meriterei d’essere amato da voi, ma dite; posso io amare la figlia di Lorenza, e del medesimo amore che fu la delizia e il tormento di tutta la mia vita raminga? No, bambina; voglio coprir la tua fronte di baci, come la copre tuo padre, quando gli comparisci davanti, ricordandogli tua madre. Ed ho bisogno... non mi dire di no! ho bisogno di confondere in uno i due amori della mia vita, Lorenza e Cecilia, tua madre e mia sorella, la custode solitaria della mia casa distrutta, la mia povera sorella che si è spenta così lontana da me, invocando il mio nome e lasciandomi il suo unico figlio, il suo giovane Arrigo. Anch’egli, povero Arrigo!... Non ve l’ho ancor detto, Gabriella; egli è là, sopra un letto di dolore, e poteva morirmi, stamane, se il piombo maledetto....
— Che dite? — gridò Gabriella.