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tante voci possenti vi richiamavano in patria, dimostrava la grandezza del vostro sacrifizio. E s’intenerivano, signor Cesare, parlando di voi. Se li aveste uditi! Io ero una bambina, capivo poco, ma sentivo molto; ascoltavo e pensavo.
— Vi prego... — disse Cesare Gonzaga, con voce soffocata da una violenta emozione. — Non parlate dei morti.
— Perchè? Parliamone, se il loro ricordo fa bene allo spirito. Le mie parole, io spero, non vi torneranno neanche spiacevoli, se è vero che mi amate un pochino. Inoltre, noi donne, — soggiunse ella, accompagnando la frase con un arguto sorriso, — siamo state sempre adulate, e finiamo con credere a ciò che si è detto di noi, ed anche stampato. Siamo le consolatrici; la nostra amicizia è premio al valore e conforto alla sventura. Hanno aggiunto che un uomo buono non è completo, senza una donna buona. Signor Cesare, io non volevo dirvelo, incominciando. Ma voi, vedendomi ricusare ciò che mi offrite, potevate credere che io fossi un’ingrata, una cattiva, e