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ed autentico figlio di famiglia. A rivederci dunque domani, e non esser più tanto severo, te ne prego, col tuo povero nipote.„ Seguiva la firma.

Il pretesto era buono, e Pico della Mirandola ricordò all’illustrissimo signor marchese che altre volte il signor cavaliere aveva disertato, come quella notte, dal domicilio legale. Ma l’ultima frase del biglietto, che Cesare Gonzaga aveva letto e riletto una dozzina di volte, non era tale da lasciar molto tranquillo un animo naturalmente sospettoso, e per allora singolarmente eccitato. “Non esser più tanto severo„ scriveva Arrigo allo zio. Perchè quel “più„ che aveva l’aria di stabilire una data, un’êra nuova, come la nascita di Gesù Cristo, o come la fuga di Maometto? “Povero nipote„ scriveva ancora il Valenti. Perchè povero, mentre andava a cena e si disponeva a passare allegramente a notte?

Cesare Gonzaga meditò lungamente su quegli enimmi, e andò a letto senza averli sciolti; ma dormì poco, e quel poco, poi, facendo certi