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temente il suo piccolo racconto, si strinse nelle spalle, con aria di dirgli: che c’entro io?
— Le signore, — continuava frattanto il Valenti, — hanno parole che colpiscono peggio dei ceffoni. A noi uomini restano le mani, per restituire ai cavalieri quello che abbiamo ricevuto da esse. —
Così dicendo, levò la mano e percosse.
Il conte Guidi si aspettava un alterco, e fors’anche un’offesa; ma non aveva preveduto tanta prontezza di mano. Cacciò un urlo e si scagliò sul Valenti, che era preparato a riceverlo. Ci fu il solito pugilato, il solito accorrere dei viandanti, e la solita separazione dei combattenti, senza che nessuno degli accorsi riconoscesse quei due inferociti cavalieri e sapesse perchè si fossero accapigliati. Allontanatosi primo dalla calca, Arrigo vide passare una vettura da nolo, fortunatamente vuota; vi saltò dentro e disse:
— Allo Sport, in via Condotti, e alla svelta! —
Anche il conte Guidi, liberatosi dalla ressa degli importuni, andò di buon passo allo Sport. Giunto colà, prese in disparte i due primi gen-