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un’occhiata sdegnosa, rise e gli gittò sul volto una frase, che sibilò come un colpo di frusta:
— Siete un vile!
— Signora!... — disse Arrigo, sbalordito.
— Siete un vile! — riprese ella, incalzando. — Volete che vi schiaffeggi qui, alla presenza di tutti? —
Arrigo si ritrasse ancora, chinando la testa, e si allontanò prontamente da lei.
Cesare Gonzaga aveva veduto l’incontro e indovinato facilmente uno scambio di parole aspre fra i due. Avvicinatosi al nipote, mentre la contessa stringeva la mano al senatore Manfredi, gli disse:
— Che è stato? Che cosa ti ha detto la contessa?
— Nulla, zio, nulla; parole amare, sciocchezze da non farne caso. —
E fremeva, parlando così, e guardava sempre intorno a sè, come cercando qualche cosa. La contessa, frattanto, era partita, e poco stante, fatti i suoi saluti alla signorina Manfredi, anche il Guidi si mosse per uscire. Arrigo lo seguì in anticamera, indossò il pastrano an-