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La contessa chiacchierava e rideva, ma nel fatto soffriva moltissimo. Ad un certo punto non resse più, e parlò improvvisamente di andarsene. Erano le dieci, e la sua carrozza doveva essere davanti al portone in attesa. Quante volte, e con la pioggia fitta, la carrozza non era rimasta là sotto, ad aspettare la signora, che non avrebbe mai detto di muoversi! Ma quella volta non voleva farla aspettare neanche un minuto. Il conte Guidi, che l’aveva accompagnata all’arrivo, si offerse gentilmente per accompagnarla alla partenza.

— No, grazie, conte, rimanete; non voglio che nessuno si scomodi per me. Fate chiedere piuttosto se la carrozza è giunta. Il mio domestico sarà già in anticamera. —

Il conte Guidi andò a prendere informazioni, e tornò subito dopo, annunziando che la carrozza era giunta. Frattanto il circolo delle dame si era disfatto, e la contessa di Castelbianco, andando verso il senatore Manfredi, che stava in conversazione col suo sinedrio di gravi personaggi, passò accanto ad Arrigo, che si tirò indietro, salutando. Essa gli diede