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— Sì, oggi stesso. Ma che debbo io dirti? Per ora non sa risolversi.

— Ahi! — esclamò il Gonzaga. — In questi casi una proroga vale quanto un rifiuto. —

A questa interpretazione il Manfredi non seppe rispondere nè per sì, nè per no.

— Cesare mio, — diss’egli invece, stringendo affettuosamente il braccio dell’amico, — se tu sapessi come io ne sono afflitto! Vorrei vederti contento, ed anche contro un certo dovere che la prudenza di padre mi potrebbe comandare. Perchè, infine, tuo nipote, mentre desidera tanto questo matrimonio, ha qualche legame... che dovrebbe trattenerlo.

— Saranno chiacchiere di scioperati. Chi te le ha riferite?

— Senti, a te non posso e non voglio nasconder nulla. Una lettera anonima.

— È il giorno! — brontolò Cesare Gonzaga. — Ah, senza dubbio, bisogna dare una lezione a quel conte che vedo laggiù, a fare il cascamorto presso tua figlia.

— Che cosa dici? Il conte Guidi?... È venuto