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non affatto inesperta fanciulla, e imparò presto a dissimulare.

— Ecco un’altra novità; — diss’ella, volgendo in un sorriso il suo atto di stupore. — E donde ti viene quest’altra?

— È la voce che corre; — rispose la contessa; — si dice anzi che lo zio è venuto a bella posta in Roma, per fare a tuo padre la domanda formale.

Che c’è di vero?

— Una cosa sola, a quanto pare: la venuta di uno zio.

— Ma egli farà la domanda. Me lo ha detto anche Pompeo.

— Di bene in meglio; — ripigliò Gabriella. — Ecco uno zio che fa una diplomazia molto strana. Tutti sanno già che cosa è venuto a fare, ed io non ne so nulla ancora.

— Lo saprà il senatore tuo padre.

— Il senatore mio padre, — replicò Gabriella, confettando di un altro sorriso la severità della risposta, — non fa mai nulla senza consultare sua figlia; tranne, s’intende, le leggi dello Stato e le operazioni del suo banco.

— Dunque, non c’è niente di vero?