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— Credo che si stia vestendo, perchè è tornato dianzi dalla sua cavalcata; — gli aveva detto il servitore, pronto alle invenzioni, e senza darsi pensiero della versione più esatta che s’era creduto in obbligo di confidare allo zio del padrone. — Se vuole aspettarlo qui, c’è anche suo zio, il signor marchese Gonzaga. —
Il nuovo venuto si avanzò con molta premura, appena ebbe udito quel nome.
— Oh, fortunatissimo di fare la sua conoscenza, e di presentare i miei rispetti, — soggiunse. — Arrigo, da parecchi giorni, non fa che parlare di lei.
— Ottimo cuore; — mormorò il vecchio, inchinandosi.
— Ah sì, cuor d’oro! — rispose quell’altro. — E l’ama molto, creda; io, che passo le intere giornate con lui, ne so qualche cosa. Ed anche da tre giorni lo aspettava a Roma.
— Sì, lo so; — rispose Gonzaga. — Il suo Happy me lo stava dicendo per l’appunto, prima che ella giungesse.