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conte Guidi aveva ricevuto un biglietto della contessa. “Se andate stasera dai Manfredi, venite a farmi da cavaliere (scriveva la signora), perchè il conte non potrebbe accompagnarmi di prima sera, e sarei costretta ad andar sola. Vi aspetto dunque prima delle otto.„

Il conte Guidi non si era proposto di andare dai Manfredi, quella sera. Chiamato dalla contessa, si accinse da buon cavaliere ad obbedirla, non senza maravigliarsi di quello strano capriccio, che la consigliava a voler essere accompagnata dove tante altre volte era andata, con la sua carrozza e col suo servitore, da sola.

— Contessa, — le aveva detto il Guidi, presentandosi, — mi avete fatto l’onore di crearmi vostro cavaliere, ed eccomi qua.

— Ringraziatemi, almeno; — aveva risposto Giovanna. — L’ho fatto per utile vostro.

— Come?

— Sicuramente; non amate voi Gabriella? —

Il conte Guidi era un cavaliere tenebroso, già ve l’ho detto, e come tutti i cavalieri te-