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— Anonima? — interruppe Gabriella.

— Che ne sai tu? — disse Manfredi, rizzando la testa e ficcando gli occhi addosso alla figliuola.

— Indovino; — rispose Gabriella. — Siccome ne ho una anch’io!

— Anche a te hanno scritto?

— Non a me, veramente, che non l’avrei ricevuta senza il tuo consenso, ma a Carolina, che ne è rimasta tutta sconcertata. “Veda un po’, signorina (mi ha detto), che cosa mi scrivono; io non ne capisco nulla.„

— E dice, la lettera?

— Oh, delle cose stravagantissime. Questa, per esempio, che Carolina si guardi bene di dare ascolto al cavalier Valenti, il quale ha già un’altra passione. Ma io non te ne dico altro, perchè in verità mi vergogno di ripetere ciò che ha scritto l’anonimo, e particolarmente il nome di una persona rispettabile, che noi amiamo e stimiamo.

— Lo stesso nome scritto nella lettera che ho ricevuta io; — disse il Manfredi. — E siccome non si poteva credere che quella lettera