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— Tu mi spaventi, babbo. Non si tratta dunque di lui?
— O come?... — gridò a sua volta il Manfredi, guardando con aria di stupore la sua bella figliuola, quel fiore a mala pena sbocciato. — E pensavi davvero che potesse trattarsi di lui?
— Eh, senti.... Ora mi fai arrossire della mia.... leggerezza. Ho fatto male a pensare una cosa simile?
— No, no, no; — rispose il senatore, con una progressione ascendente di tono. — Gabriella mia, tu sei più bambina che io non ti credessi, o più vecchia. Si tratta, come ora spero che avrai capito, del nipote di Cesare.
— Ah! — disse Gabriella. — Il signor Cesare deve parlarmi.... di suo nipote? —
E accompagnò le parole con un cenno del capo, tra cerimonioso e ironico, che era una delizia a vederlo.
— Volevi... dunque, volevi proprio che ti parlasse di sè? Un uomo maturo come lui?
— Non me lo sembra; — rispose Gabriella. — Del resto, hai detto poc’anzi che anch’io sono più vecchia che tu non credessi.