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— È inutile; — rispose Arrigo Valenti. — Non sono poi così sciocco come tu pensi, mio caro zio, e avevo preveduto questo caso.
— Ah, sì? E che cosa avevi fatto? Sentiamo.
— I due stabili, — ripigliò Arrigo, — appartengono allo stesso proprietario, ma non hanno comunicazione di quartieri che al secondo piano.
— Appunto per questo tu devi pregarlo....
— Aspetta, ci ho dell’altro da dire. La comunicazione è stata aperta da me.
— Ma se tu hai in affitto i due quartieri! — disse lo zio.
— Sì, ma quello di là non l’ho preso col mio nome.
— Davvero? Te ne lodo. Una almeno l’hai fatta giusta.
— Sicuro. Vedi? Gli ho fatto dare il primo nome che mi è venuto alla mente: quello di Orazio Ceprani.
— Ah, matto! — gridò Cesare Gonzaga. — E avrai dovuto confidare il segreto al Ceprani.