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tra i metalli preziosi. Si parlava con aria di mistero d’una miniera in Colco, custodita da un drago, che aveva una faccia da strozzino. Basta, meglio così. Quei debiti non erano mica la cosa più bella del mondo. Ci facevano anzi un po’ di torto; senza contare che ci obbligavano a certi studi di topografia! I nostri successori, se Dio vuole, hanno mutata la faccia del mondo. Per altro, amano ancora, come noi, — osservò il vecchio, sorridendo. — Qui c’è discretezza e mistero. La conferenza lo dice chiaro. Anche di qua sento l’ambrosia, indizio del Nume. Bravo il mio giovane Arrigo! — seguitò, borbottando tra i denti, ed anche a volte mandando fuori le parole, alla guisa degli uomini che son vissuti lungamente soli e pensano, come suol dirsi, ad alta voce. — Amo chi ama la donna, e più ancora chi, amandola, mostra di rispettarla. Quando ero giovane io... Ma che fai tu, Pico della Mirandola? — diss’egli, interrompendo il monologo, per rivolgersi al servitore, che s’era accostato e tendeva l’orecchio.

— Scusi, illustrissimo, stavo a sentirla; —