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— Sì, poniamo il caso; — disse il Gonzaga, che prendeva gusto alla conversazione.
— Gli rimarrebbero sempre ottocento o che mila lire; — ripigliò il servitore segretario. — Ecco qua: centomila lire di rendita, comperata a ottantasei, rivenduta a novanta; veda un po’ che affar d’oro.
Ventiquattro azioni della Banca; le aveva a duemila, e sono ora a duemila trecento sedici. Buon titolo, perbacco; e crescerà, non dubiti, crescerà. La Banca sostiene lo Stato; lo Stato sostiene la Banca. E il Credito mobiliare? Il mio padrone è uno dei pochi che hanno creduto in tempo, e potrei dire che ha fiutata l’aria. Ha comperato ducento azioni a ottocento, ha rivenduto a novecento trentasei; ricavo netto... —
Il vecchio non volle saper altro.
— Va al diavolo! — gridò. — Ma come? Che zio d’America sono più io? Qui si nuota, si naviga nell’oro. Mio nipote... il figlio di mia sorella Cecilia... quel ragazzo che ancora tre anni fa, quando io ne ebbi le prime notizie, studiava leggi a Bologna!... Ai miei tempi, l’oro, dagli studenti, era ancora annoverato